Due Papi, madri diverse

Non sono cattolico, non sono cristiano e non mi riconosco in alcuna religione, ma esiste una persona che, all’interno di Santa Romana Chiesa, mi ha da sempre suscitato rispetto e interesse:Albino Luciani, Papa Giovanni Paolo.
Un Papa, Luciani, totalmente in antitesi con i canoni della Chiesa degli anni settanta, per la sua umiltà, la sua contrarietà agli affari sporchi dello IOR e allo sfarzo indecente delle strutture vaticane. Fu lui a spedire una lettera di auguri alla famiglia della prima bambina nata in provetta in Italia, il 25 luglio del 1978 ; fu lui a respingere, per la prima volta, l’uso della sedia gestatoria. Insomma, un prete vero, fatto Papa per un errore clamoroso del potere vaticano, lo stesso che, 33 giorni dalla sua elezione, ne causò il decesso tramite un the avvelenato (questa rimane l’ipotesi del lo scrittore David Yallop nel suo libro “In nome di Dio”, alla quale io aderisco completamente).
Dopo di lui il vuoto, perchè parlare di innovazioni, cambiamenti e rivoluzione della Chiesa nei 27 anni di pontificato di Karol Wojtyla, significa semplicemente non essere informati e credere che, le piazze oceaniche dei suoi molti viaggi rese storiche dalla TV, possano aver rappresentato un salto in avanti del cattolicesimo mentre, a parer mio, fu soltanto il tentativo ben riuscito, di posticipare una crisi epocale, una crisi che, in seguito e fino ai giorni nostri, risulta essere come un domino inarrestabile. Ecco perchè, dopo l’interregno di Benedetto XVI, il Vaticano ha prodotto ad arte la figura di Francesco : un’altra trovata pubblicitaria per interrompere l’emorragia di fedeli e il crollo dell’Istituzione ecclesiale, sotto i colpi degli scandali, quelli di pedofilia su tutti.
Nei giorni scorsi Papa Francesco ha affermato che Dio ama come una madre, suscitando un’ondata di commozione e apprezzamento, sia dentro che fuori la Chiesa. I giornali, poi, non si sono fatti scappare l’opportunità ghiotta di comparare, quell’affermazione, con le parole che, Albino Luciani, pronunciò il 10 settembre 1978 : Dio è madre”. Certo, ancora oggi, negli ambienti cristallizzati e gretti del cattolicesimo, aver paragonato Dio ad una madre e quindi ad una donna, far ritorcere la budella; davvero troppo dare tanto spazio alle donne, e allora, per non far sfigurare il copione che interpreta Bergoglio, ecco l’idea, il colpo di genio mediatico : “Dio ama come una madre”. Cioè, ci allontaniamo dalla figura di un Dio madre, e quindi donna, ma affermiamo che, questo, ama come una madre; piccole scorciatoie lessicali che evidenziano il piano, il tentativo, cioè, di far credere che, Francesco, stia rappresentando la rivoluzione anelata da troppo tempo da tutti coloro che, il cristianesimo, lo sentono dentro come una scelta con la quale determinare la propria vita e i propri futuri accadimenti. Per gli altri, i cattolici di plastica, una Papa vale l’altro.
Perchè scrivo queste parole? Perchè credo che, dietro l’elezione di Jorge Mario Bergoglio al sogliodi Pietro, non ci sia la reale volontà da parte della Chiesa di affrontare un rinnovamento vero, un rinnovamento epocale che possa produrre il sacerdozio femminile, l’accettazione dell’uso del contraccettivo, la verità su Luciani e il definitivo chiarimento della vicenda di Emanuela Orlandi. Se tutto ciò non avrà un seguito, vorrà dire che, come penso io, siamo di fronte all’ennesimo tentativo del potere vaticano di rigenerare se stesso, usando le solite balle mediatiche tanto operative e famose ai tempi di Wojtila.
Il fatto è che, credere fortemente in un ideale, qualsiasi esso sia, essere coerenti e cercare di non cedere alle lusinghe di questo sistema disumano, non è affatto facile, anzi, è necessaria una grande dose di umiltà e dedizione, cose queste che, nell’era della confusione di un mondo che non riconosciamo più, sono merce incredibilmente rara e in totale controtendenza rispetto alla maggioranza che, quel mondo corrotto nella morale, vuole continuare a vivere.
In definitiva mi auguro veramente che ogni contesto, ogni credo e ogni espressione della società vissuto fino ad ora come eterno ed immutabile, si trasformi, si rivoluzioni sotto la spinta di tutte quelle persone che vedono, in questa epoca, una possibilità storica di cambiamento vero e radicale, cosi da riuscire, non solo ad immaginare la normalità come la più grande delle rivoluzioni ma, soprattutto, a porla in essere, adesso che finalmente la Storia lo pretende.