Mai mi sarei immaginato in vita mia di dovermi trovare nella scomoda posizione di difensore del cattolicesimo.
Frastornato da questa inaspettata dimensione, provo a fare ordine nelle mie idee ma, niente da fare, più cerco di allontanarmi da essa, più mi sento in dovere di esercitarmi, appunto, nella difesa della Chiesa e del suo credo. Mentre sto scrivendo, ancora non riesco a capacitarmene e ad accettare questo fatto, per me, sensazionale.
Vi chiederete cosa possa essermi successo, quale evento abbia posto le basi per questa presa di coscienza. La risposta sta in un’azione compiuta da un prete: Don Paolo Farinella parroco di San Torpete che, nei giorni scorsi, ha dichiarato: “Se Gesù si presentasse da noi col decreto immondo di Salvini, sarebbe fermato alla frontiera e rimandato indietro perché migrante economico”. Una frase seguita da un’azione di disobbedienza civile e di obiezione di coscienza, di grande rilevanza morale. La sua chiesa che si trova nel centro di Genova rimarrà chiusa per tutto il periodo natalizio, come atto di protesta nei confronti delle politiche razziste di Matteo Salvini e come monito e denuncia dei fedeli che si riconoscono in esse.
Un atto storico che mi fa ripensare e considerare il ruolo, a questo punto decisivo, della Chiesa Cattolica italiana e non solo. Finalmente un prete ha avuto il coraggio di denunciare una realtà che, quella stessa Chiesa, ha contribuito a degradare nella sua moralità e nel credo stesso. Don Farinella sta dicendo al mondo che credere, esige un’applicazione coerente nella vita, in ogni suo giorno, in ogni sua azione, pensiero e fatto. E’ un messaggio che va oltre il Cristianesimo, e che ci dà l’occasione di riflettere in profondità sul senso della nostra vita, sulla sua direzione e sulla ragione dei nostri giorni.
Non sono credente ma, in quanto italiano, posso affermare di possedere una cultura cattolica. Fin da bambino con l’imposizione del battesimo, del catechismo e delle feste comandate mi sono trovato, senza aver la possibilità di scegliere, a dover avere a che fare con la Chiesa e soprattutto con chi vi andava e diceva di crederci. Esistevano, esattamente come ora, tante persone che creavano un contesto di incoerenza, c’era la scuola, il parco giochi, popolati da genitori e nonni che sostenevano un’esistenza molto lontana dai dettami cattolici. Le solite cose che sono sopravvissute nei decenni: l’egoismo, il tradimento, il razzismo e l’indifferenza, il tutto nascosto sotto una coltre di perbenismo che, anno dopo anno, ha creato le mostruosità interiori di famiglie che, non solo si sfasciano, ma lo fanno nel modo più drammatico e definitivo.
Questo degrado esistenziale, questa sconfitta dei credi e delle coscienze, ha portato alla situazione che stiamo affrontando nell’oggi. La maggioranza ha perso talmente fiducia nelle proprie capacità, nei propri sogni e desideri più veri, da creare una profonda spaccatura tra ciò che si crede, si sente e si fa. E’ l’incoerenza che non facilita le nostre vite e che ci fa sprofondare nel non senso, in quella realtà, cioè, nella quale è impossibile aprirsi una finestra sul futuro e coltivare una qualsivoglia aspirazione che vada al di là dello stabilito, al di là di un’abitudine che sembra essere comoda ma che, alla fine, è foriera di difficoltà insormontabili. Di fronte a queste difficoltà insormontabili, ecco che, la risposta di pancia sembra essere l’unica via di fuga, l’unica risposta che si può dare.
Montano rabbia e odio perché le nostre vite non sembrano rispondere ai massicci impulsi di una società sempre più materialista, in cui il valore del denaro e delle cose che si vorrebbero possedere, supera di gran lunga, i valori più profondi dell’umanità. Tutto viene accettato, masticato e digerito in un concetto di normalità che ha poco da spartire con la normalità vera che porta, questa sì, ad avvicinarsi agli altri, anziché vederli come eterni competitori e quindi nemici.
In tutto questo la Chiesa Cattolica, come ho sempre denunciato, ha una grossa responsabilità; quella cioè, di non essere intervenuta presso i propri fedeli con atti coraggiosi, che ne cambiassero l’attitudine all’indifferenza e all’odio verso il più debole; che ne denunciassero il profondo degrado spirituale a vantaggio del quieto vivere, di qualche matrimonio o battesimo in più, in una esasperata gara di numeri innescata con altre confessioni.
Poi mi sono chiesto quale fosse il significato della frase “credo ma non sono praticante”. Cioè, se uno crede pratica, nel senso che mette in pratica quel credo in ogni cosa che fa nella propria vita. Invece, la frase di cui sopra, era sempre riferita alla mancata frequentazione delle iniziative della propria chiesa di quartiere, come se, credere, fosse legato ad un luogo o a delle attività esterne al luogo stesso.
In questa confusione, in questo sonno del pensiero e in questa realtà che si è andata a depositare in tutti gli angoli della nostra società, ha avuto buon gioco il fenomeno del Populismo, ovvero, di quell’interpretazione pigra e superficiale di tutto: la condizione migliore del quieto vivere e della mostruosa disposizione a non approfondire niente, per meglio incolpare il più debole, di tutte le proprie insufficienze ed incapacità. Una neo religione tagliata su misura per il popolino che non ha voglia di capire nulla e che prende tutto per buono, pur di evitare ogni tipo di responsabilità e presa di coscienza.
A prendere questo formidabile treno, per poter realizzare il suo disegno di potere, ecco il Salvini di turno, col suo appetito selvaggio, con i suoi modi triviali e grossolani, con la sua inconfondibile capacità a distorcere la realtà a suo uso e consumo. Un modello per l’italiano medio che, nel vederlo pensa:” Oh, ma quello, fa e dice le cose come le dico e le faccio io!”. Eccolo il meccanismo per farsi il popolo: dire quello che la maggioranza dormiente vuole farsi sentir dire e dirlo nel modo più sguaiato e violento possibile, scagliandosi verso gli ultimi, additandoli come i responsabili di quanto le cose vadano male in Italia.
Fin qui, la Chiesa, ha colpevolmente taciuto, ha lasciato fare, fino ad un certo punto. Non solo la disobbedienza civile di Don Farinella, ma i continui moniti di Papa Francesco e, in ultimo, la direzione editoriale de L’Avvenire, il quotidiano dei vescovi.
Credo che il clero ne abbia avuto abbastanza quando Matteo Salvini, ha iniziato a cavalcare la campagna del crocifisso nelle aule delle scuole italiane e della difesa dei diritti del Presepe. Penso che abbia sentito il pericolo di risultare il braccio religioso di questo neo fascismo per moda e, a quel punto, abbia pianificato una risposta che avrà nei prossimi termini una crescita di consenso, sino ad obbligare ad una scelta i propri fedeli: o di qui con la compassione e tutti i dettami del credo da applicare veramente nella propria vita o di là con i populisti, razzisti e fascisti.
Credo nella forza dell’essere umano di poter cambiare la propria esistenza e quindi gli eventi storici. In questo momento sembra che tutto stia andando in una direzione inversa alla bellezza della vita stessa; ma se ognuno di noi inizia a farsi domande, a cercare di capire gli eventi del memento in cui si sta vivendo; se ognuno inizia a guardare con sospetto a chi ti dà sempre ragione e tradisce la tua fiducia, facendoti percepire di essere una nullità. Allora le cose prenderanno un’altra direzione, una direzione in cui, la parola data, il rispetto, la verità e la compassione, potranno essere finalmente la regola prima per società finalmente umanizzate e lontane dagli orrori della storia. A quel punto, anche i Salvini, avranno una possibilità di riabilitarsi.