Ogni anno in Italia si festeggia il 25 aprile come il giorno della liberazione dal dominio nazifascista. Un momento, questo, di grande importanza il cui valore di libertà va tenuto vivo. Certo, molte cose sono cambiate da quel lontano 25 aprile 1945, sono passati gli anni, il nostro Paese è un Paese diverso, in cui quel fervore e quella necessità di libertà che fu, oggi non sono che un ricordo, persi come siamo a non pensare ad altro che a noi stessi e ai nostri piccoli grandi drammi che, in questo momento di crisi, assumeranno sempre maggiori dimensioni, facendoci trovare completamente impreparati dinanzi ai prossimi accadimenti sociali e personali.
Quando penso al secondo conflitto mondiale, oltre a provare orrore per i più di sette milioni di morti che quella guerra fece, l’immagine che mi colpisce da sempre, è quella dei lager, dei campi di concentramento. Ancora oggi, a più di mezzo secolo di distanza, non riesco a capacitarmi di come la parte oscura della persona possa irrompere nella storia e violentarla in quella maniera così aliena all’essere umano.
E’ chiaro che la durezza immediata di un conflitto bellico riduce di tanto lo spazio di interpretazione dei fatti che si stanno svolgendo, ma esiste, purtroppo, proprio in questo momento, un preoccupante asse tra le mostruosità di allora e l’indifferenza violenta di oggi. Nel 1998 l’Italia decise di istituire i Centri di detenzione temporanea per cittadini extracomunitari, poi chiamati Centri di permanenza temporanea, e infine Centri di identificazione ed espulsione. Questi centri imprigionano persone straniere che non hanno commesso alcun crimine, ma sono state fermate dalle forze dell’ordine, perché sprovviste di documenti. Siamo di fronte, quindi, ad una palese violazione delle libertà personali di movimento, con conseguente attacco alla dignità. Quindi, sei i CIE non sono carceri, ma coloro che vi sono rinchiusi vengono trattati come carcerati con la privazione della libertà, che cosa sono i CIE? I CIE sono lager urbani in cui cittadini che non fanno parte della comunità europea, per questa ragione vengono rinchiusi. Sintetizzando potremmo dire che :se una persona si vede costretta a lasciare il proprio Paese o semplicemente decide di farlo, e se quel Paese non è un Paese dell’Unione Europea, finisce nel CIE, prima di essere espulso dal nostro Paese.
Questo vale per Africani, europei dell’est, arabi, asiatici e sud americani, non per cittadini statunitensi, canadesi o australiani, almeno nei fatti. Mai visto uno di Detroit o Sidney o Montreal in un CIE, questo perché in Italia, come in tutta Europa, il colore della pelle e la razza fanno ancora la differenza, la fanno così tanto che addirittura le più alte cariche dello Stato si prestano a varare leggi vergognose sull’immigrazione, contro gli inalienabili diritti umani. Posso capire il punto di vista di due fascisti come Fini e Bossi, ma del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che della nascita dei CIE diede il suo nome assieme a Livia Turco, cosa possiamo dire e come possiamo porci? Io mi pongo sostenendo che Il Presidente non è altro che una delle tante pedine dei potere forti, oggi nemmeno più occulti, che dettano le linee politiche a tutti i Paesi, per mezzo di governi ombra che si pongono sopra le nazioni e sopra le proprie carte costituzionali, facendo pagare questo loro invisibile dominio agli ultimi della società, dandoli in pasto al qualunquismo, all’indifferenza e all’ignoranza del nostro popoletto italico, sempre pronto a scagliarsi contro il più debole, nella manifestazione più ampia della viltà.
Per finire, tornando al 25 aprile vorrei pensare a tutte le persone che scontano la pena dell’arroganza e dell’ignoranza del nostro potere politico e finanziario, nei CIE di Bari–Palese, area portuale, Bologna, Caserma Chiarini, Caltanissetta, Contrada Pian del Lago, Catanzaro, Lamezia Terme, Gorizia, via Palmanova, Gradisca d’Isonzo, Milano, Via Corelli,Modena, Località Sant’Anna, Roma, Ponte Galeria, Torino, Corso Brunelleschi, Trapani, Serraino Vulpitta, Brindisi, Restinco, Lampedusa e Linosa, isola di Lampedusa, Località Imbriacola, Crotone, Località Sant’Anna – 124 posti
Voglio pensare che anche per voi un giorno vi sarà la possibilità di festeggiare un momento di liberazione. Certamente non sarà un tank dell’Armata Rossa, come accadde per Auschwitz, ad abbattere i cancelli del vostro lager, ma il vento nuovo di un essere umano che tratta se stesso con il rispetto che merita, con la volontà di aprirsi a nuove culture, nuove esperienze, che lo possano arricchire e lo aiutino ad cancellare le barriere della paura, perché solo così potremmo rialzare la testa, oggi china, è guardarci ancora una volta negli occhi, al di là del colore della nostra pelle.
W la libertà sempre