Quando osservo la coppia Tsipras – Varoufakis contrapposta alla presidente del FMI Christine Lagarde, non posso fare a meno di pensare al film “Il mio grosso grasso matrimonio greco”.
Per chi non avesse visto la suddetta pellicola, si tratta della storia di un matrimonio tra un americano ed una ragazza greca, nel quale le differenze culturali, la fanno da padrone. Per rendere l’idea è come se, una una famiglia piemontese composta di tre elementi, padre, madre e figlio unico, si recasse a Napoli presso una famiglia numerosa e chiassosa.
Tsipras e Varoufakis li vedi: estroversi, simpatici, senza cravatta, semplici e a proprio agio con tutti. Christine Lagarde, è l’esatto opposto: stitica, secca, asciutta, con quell’espressione facciale che ricorda la smorfia di una persona con un eterno crampo sfinterico, come se, in fondo, si trovasse sempre nel dubbio se andare al bagno o tenerla; del resto è o non è il presidente del FMI, e il presidente non perde tempo alla toilet.
Con Tsipras e Varoufakis ti potresti trovare serenamente intorno ad un tavolo in Umbria a mangiare salame e bere vino, con Christine, prima di avvicinarsi per uno striminzito toast compartito, i body guard ti avrebbero già rotto il setto.
Quando vedo la Lagarde, immediatamente mi si para di fronte tutto il suo mondo che, purtroppo, è quello della credenza epocale corrente. Un mondo fatto di pesi e contrappesi, ricatti, posizioni di potere, immolati sul dorato altare della neo schiavitù, si chiami essa capitalismo, neo liberismo o globalizzazione. Davvero, guardando quel modo di stare sul pianeta, non riesco a comprendere quale sia il fascino che eserciti sulla maggior parte della popolazione. Dopo tutto si tratta di una versione aggiornata della legge della giungla, in cui il più debole soccombe.
Certo, i signori del potere, hanno una fede incrollabile nel loro modello, accompagnata da una convinzione profonda: niente e nessuno potrà fermarli nel loro progetto di disumanizzazione. Ma, a volte in quei pochi momenti in cui l’umanità non dorme, esistono quelle variabili impazzite, quegli imprevisti insopportabili, che si chiamano normalità e presa di coscienza.
Secondo me questo sta accadendo tra i potenti e i propri tirapiedi (tra cui spicca, purtroppo, il nostro Governo) ed il Governo di Atene. La cara Cristina non riesce a capire in che modo possano esistere persone in grado di dire un sano “NO”, al suo modello esistenziale; non riesce a metabolizzare la realtà di un referendum che dia potere decisionale ad un popolo; no, proprio non ci sta capendo una beneamata “minchià” (francesismo), in tutto questa realtà che dà alle persone la possibilità di decidere del loro futuro.
Dalla parte opposta, le facce rilassate e piene di dignità ed orgoglio, dato dall’aver messo in grande difficoltà chi si sentiva invincibile, di Varu e Tsipri, e con loro una fetta importante, speriamo maggioritaria, del popolo greco, che spero tanto ci possa insegnare qualcosa, come ad esempio che esiste una dignità al di là delle lamentele e del qualunquismo esasperato, che rende schiavi.
Qui non si tratta di decidere se dentro o fuori dall’Euro, si tratta di decidere, con il referendum greco di domani, se i popoli, in quanto tali, hanno ancora il diritto di scegliersi il futuro che desiderano e, con questo, modello economico ed esistenziale che sia, senza che, nessuno per un qualsivoglia diritto divino, possa decidere per esso.
Spero che il Governo greco in carica resista e sia un precedente in questo disgraziato momento storico in cui, tutto ciò che non si fa oggi per continuare ad esistere con dignità, domani ci verrà restituito con gli interessi, quelli di un debito morale, ancor prima che economico. In bocca al lupo Europa dei popoli e lunga vita.