Cordiale Presidente, mi scusi se turbo il suo riposo, ma sento il dovere morale di italiano onesto di doverle riferire alcune sconcertanti verità, inerenti le reazioni generali che succedettero alla sua dipartita.
Ogni volta che incontro il suo caso, la cosa che più mi colpisce è la frase, tratta dal suo memoriale che recita:”Il mio sangue ricadrà su di voi”. Trovo in essa una drammaticità incredibile, un dolore indefinito nel tempo e, soprattutto sento, la sua impotenza e solitudine, dinanzi ad una sorte certa che tutti noi sappiamo.
In questi anni ho cercato di interpretare quella sua sentenza, documentandomi in tutti i modi: leggendo, osservando e seguendo gli sviluppi del “Caso Moro”, in tutte le sue evoluzioni; mi sono appassionato alla sua vicenda, perché credo che, essa, rappresenti uno snodo fondamentale per tutto ciò che, oggi, sta succedendo, una sorta di chiave di volta per comprendere i meccanismi di una nazione alla deriva.
Da questo mio interesse, devo, purtroppo renderle noto che “il suo sangue non è caduto su di loro”, anzi, il suo sangue ne ha accresciuto il potere, la ricchezza, l’impunità, la longevità e la fama.
La Dc, in quanto tale, ha smesso si esistere agli inizi degli anni 90 ma, questo, invece di spingerla nel libro dei ricordi storici, gli ha permesso di svilupparsi, come mentalità, in ben più di un solo partito: Si immagini che, anche all’interno del Partito Democratico (si chiama così quel partito erede del PCI), esiste una versione democristiana che, ad oggi, possiamo dire senza problemi, essere maggioritaria, a sfavore di coloro i quali, un po’ ingenuamente, pensano che, il PD, dovrebbe essere un partito di sinistra.
I capi storici del suo partito, quelli che, per intendersi, non alzarono un dito per salvarla, hanno vissuto una lunga vita nel potere, nel riconoscimento e nell’affermazione personale. Andreotti, ad esempio, è morto un anno fa da senatore a vita e Cossiga, anch’egli deceduto poco tempo orsono, è diventato addirittura Presidente della Repubblica italiana; si rende conto, quello stesso Cossiga Ministro degli interni durante la sua prigionia!
Dal 9 maggio 1978 al 9 maggio 2014 ci sono state in Italia stragi, corruzione e disoccupazione. Dal punto di vista morale, poi, lasciamo stare. La stessa Italia che lei ha lasciato, è oggi, una durevole e tristissima realtà.
Ma il suo sangue, non solo non è caduto sui suoi colleghi di partito, ma nemmeno sui suoi carnefici; pensi che tutti i capi delle BR, si trovano, nella peggiore delle ipotesi, in semi libertà: hanno un lavoro, una vita tutta nuova e sono rilassati ed appagati, basta vedere l’ultima docuintervista di una TV francese a Mario Moretti. Oppure uno dei massacratori di via Fani, come Franco Bonisoli, vederlo impegnato nel volontariato. Adriana Faranda è diventata pittrice.
I servizi segreti che, a detta di molti avrebbero avuto un ruolo determinante nella strage di via Fani e nei 55 giorni, sono rimasti tali, e cioè segreti, infatti, Egregio Presidente, a quasi 40 anni dalla sua morte, ancora esistono enormi lati oscuri su chi, veramente, abbia complottato contro di lei.
Si, tutti i protagonisti di quella drammatica stagione, in fondo, ci hanno guadagnato: chi in potere, chi in denaro e chi in impunità, e il suo sangue, non lo hanno mai avuto sulle proprie vesti, nemmeno per un secondo.
Cordiale Presidente, mi scuso ancora di aver turbato il suo riposo, e spero tanto che, in questo Paese, possa il più in fretta possibile, decadere il falso valore della furbizia, a favore dell’onestà, della chiarezza e della trasparenza, quelle virtù cioè, che possano cambiare il volto di un popolo come il nostro che, per troppo tempo, si è celato dietro le tende dell’indifferenza e della menzogna.