Richiesta di urgenti spiegazioni sulle gravissime affermazioni dell’On Francesca Cilluffo dopo l’attentato al consigliere comunale di Torino Alberto Musy

Cordiale On. Francesca Cilluffo

Il mio nome è Ivan Marchetti, torinese come lei e, come lei, profondamente turbato per l’agguato subito dal consigliere comunale Alberto Musy.
Le scrivo perché credo che, da parte sua, sia doverosa una spiegazione in relazione alle gravissime, secondo me, dichiarazioni fatte nel suo intervento alla Camera dei Deputati in data 21 marzo 2012 ore 14:20 circa, appunto sul tragico ferimento dell’Avvocato Musy.
Le riporto fedelmente la parte del suo discorso che mi ha lasciato incredibilmente perplesso e sconcertato.
“Non si conoscono ancora autori e mandanti del folle gesto – le ipotesi spaziano dai deliranti fiancheggiatori dell’ala estrema del movimento NoTav, alle schegge impazzite dell’estremismo sindacale in fermento per la riforma del lavoro, al movente legato all’attività professionale – ma questo è del tutto secondario: non esiste, infatti, alcuna motivazione ideale che possa giustificare il ferimento di un uomo inerme sulle scale della propria casa!”
Nel momento in cui lei proferiva queste parole gli inquirenti non erano in grado di stabilire, in nessuna maniera, ragioni, mandanti ed esecutori dell’attentato. Nonostante questo dato di fatto lei si sentiva autorizzata a nominare, nei possibili responsabili, sedicenti estremisti Notav e sindacali.

Ora, come si dice, delle due l’una:o in quel momento lei era in possesso di informazioni riservate delle quali nemmeno gli inquirenti erano a conoscenza, oppure, vien da pensare, ad un calcolo politico per mettere in cattiva luce due aspetti che nemmeno il governo dei poteri forti riesce a smantellate: il Movimento No Tav e quello sindacale.

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Francesca Cilluffo
Voglio pensare che, quelle parole vergognose, siano state più il frutto di un momento di grande emozione e disorientamento per l’accaduto perché, se così non fosse, saremmo di fronte ad un avvenimento oscuro e preoccupante che ci riporterebbe agli anni più bui dei depistaggi che la nostra Repubblica ha dovuto, in un passato non molto lontano, subire con tutte le conseguenze del caso.
Vorrei che le arrivasse il mio profondo sdegno e che, questo sentimento, la inducesse non solo a rispondere a questa lettera, ma a tutte le persone che lei, in quanto Parlamentare della Repubblica italiana, rappresenta, ricordando che le parole hanno un peso e che questo peso è maggiore o minore se si hanno incarichi pubblici importanti come il suo, e se vengono dette in momenti di tensione e crisi come quello odierno.
Da nonviolento e da umanista io le chiedo di darci una spiegazione e di fare ciò che i politici non sanno più fare da tempo: chiedere scusa e ammettere i propri errori
Un saluto sincero
Ivan Marchetti